

NETTARE D'UVA
La Sapa si preparava nelle case in occasione della vendemmia, scegliendo l’uva ben matura. Si filtrava il mosto fiore e si riempiva un pentolone di rame. Un grande treppiede e il fuoco a legna consentivano una prolungata e lenta bollitura, fino ad una notevole riduzione; da quattro litri di mosto si otteneva un litro di nettare d’uva. Durante la bollitura, che durava quindici ore circa, si provvedeva a schiumare il mosto con un ampio e bucherellato ramaiolo. Alla fine si versava in una tinozza di legno a raffreddare e depositare. Il giorno seguente si imbottigliava, per poi riporla in dispensa o in un posto alto in cantina, ideale per la conservazione. Tanti un tempo gli utilizzi del nettare d’uva: per migliorare i dolci di Natale e Carnevale, per preparare tortini dolci con ripieno di marmellate e confetture casalinghe, per perfezionare le crostate di frutta e la frutta cotta, per insaporire la polenta, per impastare ciambelle. D’estate, unita all’acqua fresca di pozzo, contribuiva ad una bibita semplice, gustosa e corroborante.
LA SAPA E IL SUO USO
La sapa è ricca degli zuccheri dell'uva per cui occorre tener conto della sua fondamentale nota dolce nella preparazione dei piatti. Può accompagnare o entrare nella preparazione di torte alla frutta con mele o pere, crostate alla frutta, lonzino di fico, panna cotta o gelato alla crema o alla vaniglia, macedonia di frutta fresca, formaggi stagionati o erborinati. Ma qualcuno ha sperimentato la sapa sui fegatini alla salvia e molti ricordano una fresca bibita estiva fatta con sapa e ghiaccio (una granita alla sapa!).